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L' ernia cervicale è responsabile dei più comuni dolori al collo, i sintomi sono ben evidenti, le cause difficilmente attribuibili e i rimedi spesso inefficaci.
Per capire come l'ernia del disco intervertebrale possa essere la prima causa di dolore cervicale o cervico-brachiale e generare situazioni particolarmente fastidiose, è necessario illustrare la fisionomia del disco intervertebrale per comprendere come, "quasi fisiologicamente", possa andare incontro a quei processi di degenerazione capaci di culminare con la formazione della odiata ernia discale.
Ogni disco intervertebrale è costituito da una porzione centrale, il nucleo polposo, di consistenza gelatinosa, che è circondato dall'anello fibroso, un confine circolare costituito sostanzialmente da tessuto collagene organizzato in lamelle orientate.
Col passare degli anni (e sotto l'azione dei più diversi fattori di rischio), il nucleo polposo comincia a disidratarsi e possono comparire svariati quadri clinici, come quello che viene etichettato "discopatia involutiva" (alla Risonanza magnetica la sua firma è caratteristica: il dark disk, nella terminologia inglese).
Durante tali processi degenerativi, all'interno del nucleo polposo ha luogo una serie di mutamenti biochimici, meccanici e morfologici, che porta questo cuore gelatinoso a subire una franca disidratazione e quindi un aumento della componente fibrosa. Inoltre la degenerazione del disco intervertebrale è caratterizzata da un'alterazione dell'anello fibroso, che comincia ad essere minato da una sequela di fessure le quali, progressivamente, vengono invase da tessuto infiammatorio, con vasi sanguinei e fibre nervose nuove di zecca.
Le cellule discali sono capaci di produrre un complesso cocktail di sostanze ("citochine" è il termine tecnico), che orchestrano la risposta infiammatoria e possono stimolare le terminazioni nervose. Da tutto ciò scaturirebbe il cosiddetto dolore "discogenico", un dolore che si produce anche in assenza di una vera protusione o di un'ernia discale.
Un efficace strumento di prevenzione è sicuramente rappresentato dal cuscino cervicale ma prima di acquistarne uno, occorre valutare al meglio in quale casisticaci si ritrova:
- Disco Compromesso
- Protusione Discale
- Ernia
- Ernia Espulsa
La degradazione discale comporta una ridotta capacità di assorbire il carico: il nucleo polposo, di conseguenza, stressato dal lavoro meccanico quotidiano, finisce per deteriorarsi sempre di più e tracimare progressivamente oltre i bordi dell'anello fibroso (a sua volta danneggiato), creando le condizioni per una protrusione discale, ancor prima di una vera e propria ernia del disco.
In questi casi lo spessore del disco si riduce progressivamente e cominciano a comparire i primi sintomi relativi all'interessamento delle radici nervose, che emergono da quei pertugi vertebrali chiamati formi di cogniugazione. La fuoriuscita del tessuto discale, l'ernia propriamente detta, è infatti da collegare ai movimenti di flessione, estensione e rotazione del collo (e alle loro mille combinazioni), che vincono la forza di resistenza opposta dall'anello fibroso e la solidità dei legamenti longitudinali, anteriori e posteriori.
Sono questi due robusti nastri fibrosi che percorrono la colonna in tutta la sua lunghezza e costituiscono un fondamentale elemento di stabilizzazione. Poichè il legamento longitudinale posteriore è più debole nella sua parte laterale, l'ernia si forma nella maggiorparte dei casi proprio lateralmente, vicino al forame di cogniugazione, là dove ha maggiori probabilità di entrare in conflitto con la radice nervosa.
Se poi il frammento di tessuto discale viene del tutto espulso e oltrepassa il legamento stesso, ecco che può andare a finire - corpo estraneo libero - nel canale spinale, a ridosso del midollo. Qui la compressione sulle strutture midollari si realizza più rapidamente rispetto a quanto accade nel tratto lombare, poichè il midollo spinale, accolto nel sacco della dura madre (la meninge che lo protegge), riempie quasi del tutto il canale vertebrale.
Giù, nella parte bassa della schiena, invece questa galleria è occupata solamente da radici nervose, che fluiscono e si raccolgono come una suggestiva coda di cavallo. In altre parole, nella zona inferiore il frammento discale erniato trova un certo spazio prima di danneggiare le radici nervose, mentre in alto è quasi immediatamente a contatto col tessuto bianco del midollo, che viene precocemente compresso causando sofferenza.
La risonanza magnetica ben evidenzia "l'impronta digitale" dannosa che l'ernia esercita sulle strutture midollari quindi il midollo spinale è assai più fragile e sensibile ai traumi compressivi rispetto alle radici nervose.
Fonte: "Il grande libro della cervicale" - Rizzoli